Giorno 19 marzo gli studenti dell’Istituto Superiore Vittorini Gorgia, su invito della Consulta Provinciale degli Studenti di Siracusa, hanno partecipato alla giornata commemorativa per le vittime di tutte le mafie con attività di ricerca, confronto ed approfondimento sull’impatto del fenomeno mafioso sul territorio siciliano e sulla storiografia dei combattenti contro la mafia.
L’attività ha preso spunto dalla XXVI Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa dall’Associazione Libera in tutta Italia. <<A ricordare e riveder le stelle è lo slogan scelto per questo 21 marzo. In un momento difficile abbiamo scelto un titolo che vuole essere un inno alla vita, allo sguardo verso un orizzonte migliore da costruire insieme, a partire dalla memoria di chi quella vita ci ha lasciato, come un testimone nelle mani di un corridore che deve vincere la gara più importante, quella per l’affermazione del bene collettivo, del bene comune per la dignità e la libertà delle persone.>> (Libera lettera 95 marzo).
In questo slogan, è chiaro il riferimento alla cantica dell’Inferno della Divina Commedia di Dante: “E quindi uscimmo a riveder le stelle” (canto XXXIV): venuti fuori dall’oscurità Dante e Virgilio possono finalmente contemplare le stelle. È un presagio del nuovo cammino di luce e di speranza dopo le tenebre infernali. Non solo l’Inferno, anche il Purgatorio e il Paradiso si chiudono con la parola stelle come a indicare che la prospettiva dell’uomo, in ogni tempo, è mirare le stelle per essere riverbero di luce.
La Consulta Provinciale degli Studenti di Siracusa ha proposto di considerare il momento formativo come attività integrativa del percorso didattico disciplinare di educazione civica da tradurre nella pratica con la produzione di un elaborato in forma digitale, che ogni classe ha realizzato come attività conclusiva del momento di riflessione. Infine, alcuni elaborati saranno valorizzati, selezionati e pubblicati sulla pagina Instagram ufficiale della consulta di Siracusa. La CPS precisa, inoltre, che l’attività contribuisce all’obiettivo 16 dell’agenda 2030 dell’ONU.
La prof.ssa Enza Ira, responsabile dei Servizi agli studenti, la prof.ssa Rita Privitelli, referente di Educazione alla legalità, insieme ai rappresentanti d’istituto degli studenti Battiato Davide, Bonifazio Gaetano, Costantino Muccio Giuseppe e Firera Raffaele, hanno colto il valore formativo dell’evento, organizzando la partecipazione di tutte le classi tramite collegamento on line, utilizzando l’applicazione di teleconferenza gratuita Google Meet e la piattaforma Twitch.
La mattina ha preso avvio alla prima ora di lezione con la presentazione del programma; alla seconda ora si è svolto l’incontro con Gianluca Calì, imprenditore siciliano vittima del racket dell’estorsione che ha raccontato la sua storia intrisa di quel coraggio e quel senso di giustizia che lo hanno portato a denunciare atti di estorsione e di violenza, per difendere la sua libertà, perché cedere alle intimidazioni mafiose vuol dire perdere la propria libertà; le ultime due ore sono state dedicate alla produzione dell’elaborato di classe.
<< Il racket dell’estorsione, in gergo pizzo, – spiega la prof.ssa Privitelli- è un’attività criminale volta ad ottenere da un operatore economico il pagamento periodico di una certa somma di denaro in cambio della “protezione” da aggressioni alle persone e danneggiamenti alle cose che, in realtà, è lo stesso “protettore” a mettere in atto. Il racket e la criminalità mafiosa hanno condizionato la vita e la sicurezza dell’imprenditore siciliano Gianluca Maria Calì e della sua famiglia>>. La prof.ssa Privitelli ci aiuta a conoscere il testimone di giustizia:<<imprenditore siciliano, titolare di concessionarie di automobili, oggi si divide tra Palermo e Milano, dove vive con la moglie e i figli; perseguitato dalla mafia, ha avuto e continua ad avere il coraggio di denunciare e di rialzarsi. Una storia drammatica che Calì racconta nel libro No mafia. La dignità di alzare lo sguardo al futuro, uscito l’11 ottobre 2019. Il 3 aprile 2011 subisce un primo attentato mafioso per aver rifiutato di pagare il pizzo. Sempre nello stesso mese di aprile del 2011 si aggiudica all’asta presso il Tribunale di Palermo la villa di proprietà di Michelangelo Aiello e Michele Greco, detto il “papa”, bene confiscato a seguito delle condanne subite nei processi di mafia. Gianluca vuole trasformarla in casa vacanze dove si svolgono attività legali anche al fine di offrire opportunità di lavoro e sempre nel rispetto delle norme. Innumerevoli “avvertimenti” e atti intimidatori, denunciati regolarmente, rendono la sua vita un vero e proprio turbinio di fatti e vicende incredibili. Egli scrive di sé stesso: “Normale imprenditore e padre di famiglia tra Milano e Palermo, vessato da mafia e malaffare”. Per ovvie ragioni, pur amando la sua Sicilia, Calì si trasferisce a Milano ma anche qui giungono le minacce che coinvolgono anche i suoi figli. Nonostante ciò-conclude, la professoressa Privitelli- Calì non si è mai arreso>>.
Il suo impegno si concretizza anche attraverso gli incontri con gli studenti, i quali ascoltano con attenzione. Non sono mancate le domande che i giovani hanno rivolto all’imprenditore, e neanche le risposte franche e sincere. “Dove ha trovato il coraggio per denunciare i suoi estorsori e non arrendersi davanti alle minacce?”, a questa domanda tanto spontanea quanto scontata il testimone spiazza tutti con una risposta forse inaspettata: <<non solo in nome della giustizia e della legalità, ma soprattutto in nome della “libertà”, la forza si trova nella volontà di difendere la propria libertà>>.
La storia di Calì è un esempio di civiltà e di vittoria dei giusti e della giustizia:<< in conseguenza delle sue denunce-precisa la prof.ssa Privitelli – la legge ha condannato i mandanti mafiosi e gli esecutori degli attentati, e oggi Gianluca Calì può dire con fierezza di aver raggiunto l’obiettivo di essere un imprenditore libero e non compromesso, come Libero Grassi, (imprenditore siciliano ucciso dalla mafia per essersi rifiutato di pagare il pizzo, ndr), il suo modello e punto di riferimento, vissuto per la libertà>>.
Gli studenti hanno approfondito il tema dell’impegno contro le mafie, sviluppando la consapevolezza che ciascuno nel suo piccolo può dare un contributo alla costruzione di una nuova civiltà: più giusta e più libera.
<<Siamo convinti-conclude la prof.ssa Enza Ira- che la scuola sia fucina di idee e promotrice di valori di giustizie e di libertà, pertanto favoriamo incontri di riflessione al fine di consolidare conoscenze e coscienze di valore civile e sociale. La scuola è comunità che educa al valore della legalità e il nostro istituto è sempre in prima linea su questo fronte>>.
Anche se in pieno giorno e illuminati dalla luce del sole, gli studenti hanno incontrato <<le stelle […] persone che ogni giorno si battono per la giustizia sociale e la legalità democratica, fari del nostro operare ed esempi ai quali guardare>>. (Libera lettera 95 marzo).