Un blog: perché?
Inauguriamo il BLOG PAROLE PENSATE con una riflessione che è anche una dichiarazione attraverso cui intendiamo spiegare le ragioni che hanno sollecitato l’idea di creare un blog del nostro istituto. Per comprendere questa scelta bisogna sapere cos’è il blog. Forse conoscete bene il suo significato, forse ne avete uno personale, ma se così non fosse allora continuate a leggere. Il termine blog deriva dall’unione delle parole log (diario) e web (online). Altresì riportiamo la definizione di blog dal dizionario Treccani: “Diario elettronico, allocato in un sito web e continuamente aggiornabile, corredato in genere degli eventuali commenti dei visitatori”.
Cogliamo il valore che costituisce il blog anche per la nostra istituzione scolastica perché vediamo in questo canale di comunicazione l’opportunità di creare uno spazio mentale, un laboratorio intellettivo, un ambiente dove si foggiano idee, si formano pensieri, in cui è possibile esprimere opinioni, condividere, dissentire agendo in modo civile, nel rispetto dei pensieri e delle idee altrui. Ci piace vedere il blog come l’evoluzione digitale e virtuale dell’antica agorà greca.
Il blog prende vita dalla parola, precisamente dalla parola scritta e come recita la locuzione latina verba volant, scripta manent ovvero le parole pronunciate oralmente volano, le parole scritte rimangono. Dunque è importante, soprattutto nella comunicazione virtuale, individuare le parole giuste per esprimere il proprio messaggio, tenendo presente che “Online siamo ciò che scriviamo” (Bruno Mastroianni). A questo punto è manifesto anche il significato del nome scelto: BLOG PAROLE PENSATE. Un nome che rivolge l’invito a scrivere o commentare solo dopo aver pensato e pesato le parole da usare. Le parole possono essere distruttive quando offendono, umiliano, sviliscono. Ebbene noi intendiamo e chiediamo di usare parole costruttive, in linea con la nostra mission: contribuire alla formazione di una società democratica, tollerante, civile.
Con il nostro blog esercitiamo il diritto di parola ma riconosciamo anche la necessità, che diventa dovere, di pensare e pesare i termini per non scivolare nel pericolo di usare parole vuote o peggio distruttive.
“L’uomo non fa quasi mai uso delle libertà che ha, come per esempio della libertà di pensiero; pretende invece come compenso la libertà di parola.” Søren Kierkegaard
Concordo su tutto. Prima di “sparare”, bisogna sempre pensare, come dice Fabrizio Moro. Si deve anche comprendere il peso delle proprie parole, che immancabilmente cambia da persona a persona, e certe volte risulta persino necessario adattarsi ai limiti di chi si ha intorno. Bisogna aver chiaro il significato delle parole che utilizziamo spesso o delle quali solamente pensiamo di ricordarlo. Per ogni eventualità ritengo sia opportuno consultare quella parola su Internet e valutare la veridicità del proprio pensiero.
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