Pronti per il rientro a scuola?
Gli studenti siciliani sono in DAD dal 26 ottobre 2020.
I dati relativi ai contagi causati dalla pandemia da Covid19 avevano imposto l’attuazione di provvedimenti mirati a salvaguardare la salute della popolazione scolastica. Provvedimenti che dal 16 gennaio sono divenuti più rigorosi con l’istituzione della zona rossa per tutta la Sicilia. Tuttavia la scuola non si è fermata: se le aule sono rimaste deserte, le classi, intese come gruppo di studenti, hanno proseguito il loro lavoro da remoto, guidati dai docenti. Anche gli uffici di presidenza, tecnico, segreteria e personale hanno continuato a lavorare.
Da lunedì 1 febbraio, a meno di nuova ordinanza, si tornerà in aula.
Se da un lato l’andamento dei contagi lascia ben sperare (vedi grafici, figura n. 1 e n. 2), dall’altro permangono alcuni dubbi. Gli interrogativi aperti sono i seguenti:
- nella zona in cui si risede l’andamento epidemiologico è incoraggiante?
- nelle scuole sono stati attuati tutti i protocolli di sicurezza, ciò è sufficiente?
- i trasporti sono stati potenziati?
Per rendere più sicuro il rientro a scuola, in alcuni comuni siciliani, si stanno svolgendo le attività di screening con tamponi antigenici rapidi esclusivamente per alunni e personale scolastico.
E’ tutto organizzato e pronto per la ripartenza.
Qual è il vostro parere?
Dati tratti dal sito: https://statistichecoronavirus.it/
Preciso che sono una pendolare e che, purtroppo, la situazione dei mezzi pubblici in Sicilia è sempre stata un problema, a maggior ragione in questo periodo. Mi è capitato di prendere i mezzi pubblici per recarmi a scuola nei due giorni in cui abbiamo avuto l’opportunità di tornarci e ho constatato, effettivamente, il mal funzionamento di tale servizio: passeggeri attaccati come sardine e autisti costantemente a fermarsi e ad accoglierli nonostante l’autobus avesse superato il limite consentito (settembre—>non si sarebbe dovuto superare l’80% del totale dei posti previsti dalla carta di circolazione dell’autobus). Pertanto, se si dovesse ritornare a scuola, per i restanti mesi per concludere l’anno scolastico, eviterò di beneficiare dei mezzi pubblici, ma qualora dovessi essere obbligata a prenderli, come nel caso di tanti miei compagni di classe, non mi sentirei per nulla sicura a stare in un mezzo chiuso stracolmo di persone in cui il distanziamento non è garantito a causa della mancanza di controlli, ma anche a causa del buon senso del cittadino in cui non confido molto. Credo, inoltre, che abbiamo gestito molto male la riapertura delle scuole in Italia e stiamo continuando a farlo. Pensiamo ai quasi 3 milioni di euro spesi in banchi monoposto che saranno completamente inutilizzati dopo la somministrazione del vaccino. A tal proposito, per quanto riguarda il rientro in classe l’8 febbraio, di cui si parla tanto, non sono molto favorevole. Garantire la sicurezza al 100% credo sia impossibile, poiché fra studenti non sempre si seguono le giuste precauzioni come può essere, ad esempio, il distanziamento. Ritengo che una delle soluzioni al problema rimane la DAD, ovvero la didattica a distanza, che all’inizio non ha sicuramente dato buoni frutti, ma con le dovute modifiche è arrivata comunque a sostituire la didattica in presenza soprattutto nelle scuole secondarie superiori. Senza ombra di dubbio, in termini di sicurezza, preferisco la DAD. Per rispondere a coloro che non credono all’efficacia della DAD e ne dicono/pensano di ogni tipo (fare DAD è tempo perso), dico a mia volta: a stare a casa, non avere interazioni e fare DAD, avrei preferito di gran lunga trascorrere l’ultimo anno di liceo con la mia fantastica classe e vivere veramente. Concludo, dicendo che, da studentessa di 5º liceo, posso dire che questa situazione Covid ci ha negato molte più cose di quelle che riusciremo a recuperare in questi mesi.
Secondo la mia opinione, in questa situazione di emergenza tornare a scuola è abbastanza rischioso perché potrebbe causare la crescita dei contagi, dovuti anche all’ affollamento dei mezzi di trasporto per i pendolari. Inoltre temo le difficoltà che si vengono a creare con la didattica integrata in cui il 50% della classe ha difficoltà a seguire da casa e, di conseguenza, a capire le spiegazioni dei professori soprattutto nelle materie scientifiche. Ritengo che, seppur la didattica a distanza non ci permetta di socializzare o di formarci bene come in presenza, sia comunque l’unico modo per salvaguare la nostra salute in questo brutto periodo che tutti stiamo vivendo.
Personalmente, ritengo che non sia saggio ritornare alla didattica in presenza in questo momento, poiché, nonostante io sia d’accordo con il fatto che la scuola in sé sia un luogo sicuro, le misure adottate per consentire il ritorno in sicurezza fanno acqua da tutte le parti! Innanzitutto, come sappiamo, vi sono non pochi problemi con i mezzi di trasporto, che sono meno rispetto a quelli previsti per per poter garantire il distanziamento. Secondariamente ritengo che l’obbligo di mantenere le finestre aperte ad ogni cambio di ora è del tutto inumano e ridicolo, non solo perché dovremmo lasciarle aperte anche nei giorni più freddi e piovosi, ma soprattutto perché, tra le altre cose, infrange il decreto legislativo 81/08 secondo cui nei mesi invernali la temperatura nei luoghi di lavoro debba variare tra i 18°C e i 22°C. Ritengo che il ritorno a scuola è del tutto secondario rispetto alla tutela della nostra salute, considerato che, fortunatamente, abbiamo la possibilità di poter lavorare da casa senza dover correre alcun rischio. Un’ultima critica che mi sento di dover fare è sicuramente rivolta alla didattica integrata con la metà degli studenti in presenza, che credo sia la cosa peggiore mai inventata per noi studenti italiani durante il corso di questa pandemia, in quanto non permette di apprendere e partecipare alle attività didattiche. Io ho sperimentato la didattica integrata ad Ottobre, ed è stata un’esperienza distruttiva non solo perché non riuscivo ad ascoltare le lezioni, ma anche perché mi sono sentita totalmente esclusa dalla classe: nell’aula si creava un rimbombo di voci assurdo che non mi consentiva di prendere appunti; le mie professoresse scrivevano alla lavagna per la metà dei miei compagni di classe che si trovava in presenza, ma noi altri in DaD non riuscivamo a leggere cosa ci fosse scritto; e infine molte volte le professoresse si alzavano dalla sedia e spiegavano in piedi e, in questo modo, noi venivamo completamente alienati dalla lezione perché non vedevamo né metà della nostra classe né l’insegnante.
Il solo pensiero di ritornare ad una situazione del genere mi mette i brividi, anche perché è capitato che molte professoresse abbiano dovuto spiegare due volte lo stesso argomento perché noi da casa non lo avevamo capito durante la didattica integrata e questo ha comportato l’utilizzo del doppio delle ore che sarebbero state necessarie per la spiegazione dell’argomento se fossimo stati o tutti in presenza o tutti in DaD.
Concludo dicendo che è proprio per tutti questi motivi che io non me la sento di ritornare a scuola e credo che, per ora, la didattica a distanza sia la migliore delle soluzioni, perché così i professori spiegano allo stesso modo a tutta la classe e la voce degli insegnanti si sente bene perché non c’è il rimbombo che si verifica nell’aula.
Quindi mi chiedo perché compromettere l’equilibrio nello studio che siamo riusciti a raggiungere attraverso la didattica a distanza, o mettere a rischio di contagio gli studenti, se possiamo imparare in sicurezza?