LA DEMOCRAZIA MODERNA: LA TRASFORMAZIONE DELL’OCCIDENTE/2
Nel centenario della marcia su Roma (1922-2022) ho deciso di dedicare una serie di articoli sul tema della “Democrazia” perché capirne l’origine, i principi fondamentali, il cambiamento e le storture, significa capire chi siamo, da dove veniamo e soprattutto dove possiamo e dobbiamo andare come occidentali per non ricadere mai più in nessuna forma di fascismo
La democrazia moderna nasce storicamente con le “grandi rivoluzioni borghesi” del XVII e
del XVIII secolo (rivoluzione inglese, rivoluzione americana, rivoluzione francese) come reazione
allo stato assoluto, caratterizzandosi come “un insieme di congegni di limitazione del potere”. Al
potere assoluto del monarca si sostituisce nello stato moderno-costituzionale la divisione dei poteri
in potere legislativo, esecutivo e giudiziario, per “arginare l’assolutezza del potere politico”; ai
cittadini viene riconosciuta la libertà individuale (libertà religiosa, di stampa, ecc.); «mentre poi
nello stato assoluto il popolo è escluso da una partecipazione all’esercizio dell’autorità politica,
nello stato costituzionale il popolo è chiamato a partecipare all’esercizio della funzione legislativa e
al controllo sull’amministrazione, per mezzo di persone da esso scelte e designate a formare la
camera dei deputati, per mezzo della rappresentanza politica».
Se libertà individuale e uguaglianza politica erano già presenti nell’Atene democratica,
senza mai dimenticare che in quel contesto storico-democratico erano esclusi dalla cittadinanza e
quindi dai diritti politici le donne, gli schiavi e gli stranieri, ciò che caratterizza la democrazia
moderna, che è una democrazia liberale e costituzionale, è, oltre ai principi di libertà e uguaglianza,
la divisione dei poteri e il principio di rappresentanza: la democrazia liberale «com’è noto, non vive
solo di confronti elettorali ma di corpi intermedi, autorità indipendenti, bilanciamento dei poteri».
Rispetto alla democrazia greca che era una democrazia diretta dove il popolo esercitava
direttamente il potere, quella moderna è una democrazia rappresentativa dove il popolo delega il
suo potere a dei rappresentanti eletti, sostituendo il principio della sovranità monarca d’origine
divina col principio della sovranità popolare, ponendo al centro la libertà della persona umana
«contro quella dello Stato, della Classe o della Razza. Il primato della democrazia rappresentativa
contro ogni forma di dominio autoritario (e assoluto)».
Nell’“ideologia del costituzionalismo”, «limitazione e legittimazione del potere risultano
aspetti complementari e strettamente collegati piuttosto che contrapposti»: alla limitazione di un
potere assoluto e autoritario corrisponde la legittimazione, attraverso la sovranità popolare, di un
potere rappresentativo che garantisca, attraverso la divisione dei poteri e le istituzioni democratiche,
libertà, uguaglianza, fraternità, felicità a tutti i cittadini contenendo “l’espansione” del potere
pubblico nella vita delle singole persone e legittimando la superiorità della costituzione sulla
volontà dei governanti.
La democrazia greca “si qualifica non rispetto ai pochi ma rispetto alla maggioranza”, era un
regime politico in cui il potere spettava a “tutti” i nati liberi: «tutti i cittadini potevano partecipare,
senza alcuna limitazione derivante dalla discendenza o dal reddito, all’assemblea (ekklesia) che si
riuniva una quarantina di volte all’anno sulla collina di Pnice…ed era sovrana su molte questioni
fondamentali per la vita dello Stato, in primo luogo sulla guerra e sulla pace». La democrazia
moderna invece “si qualifica non rispetto alla maggioranza ma rispetto ai pochi eletti dalla
maggioranza del popolo”: da una parte è vero quello che afferma il diritto pubblico ovvero che
“tutti i cittadini esercitano il diritto di voto e possono accedere, se eletti, alle cariche pubbliche”,
ma, dall’altra parte, è altrettanto vero che sono solo gli eletti a deliberare per il popolo che li ha
delegati.
Questa trasformazione della democrazia da diretta a rappresentativa e delegata ha di fatto
trasformato l’occidente stesso: si è passati dalla democrazia come strumento nelle mani del popolo,
al popolo come strumento democratico nelle mani dei pochi oligarchi.
La democrazia rappresentativa non sembra più essere in grado di garantire i principi di
uguaglianza e di libertà ma si è trasformata in uno strumento del potere capitalistico neoliberista che
fa profitti e crea disuguaglianza proprio attraverso la pratica democratica rappresentativa.
*Docente di Religione con Licenza in Teologia Morale