LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. IL VERO VOLTO DELL’OCCIDENTE/3
Nel centenario della marcia su Roma (1922-2022) ho deciso di dedicare una serie di articoli sul tema della “Democrazia” perché capirne l’origine, i principi fondamentali, il cambiamento e le storture, significa capire chi siamo, da dove veniamo e soprattutto dove possiamo e dobbiamo andare come occidentali per non ricadere mai più in nessuna forma di fascismo.
Con le grandi rivoluzioni del XVII e del XVIII secolo (rivoluzione inglese, rivoluzione
americana, rivoluzione francese) si ha la nascita della democrazia rappresentativa, che si
caratterizza nell’essere liberale e monoclasse ovvero fondata su una base sociale omogenea, la
borghesia, da cui la separazione netta tra Stato e società. Il XX secolo, segnato da due guerre
mondiali e soprattutto dalla tragedia del “potere politico dittatoriale”, vede il formarsi delle
democrazie rappresentative di massa che, a differenze delle democrazie borghesi, si caratterizzano
per essere pluraliste, esprimenti cioè un universo pluridimensionale di valori.
Queste democrazie novecentesche hanno due caratteristiche fondamentali: il potere non
spetta a tutti i cittadini, essendo delle democrazie rappresentativa, però i cittadini sono tutti
rappresentati attraverso i grandi partiti di massa; sono delle democrazie costituzionali ovvero la
volontà dei rappresentanti politici, il potere legislativo, esecutivo e giudiziario è soggetto alla
costituzione che garantisce, contro ogni forma di dispotismo degli eletti e contro ogni forma di
discriminazione, un pluralismo di valori specchio di una società pluralista rappresentata in
parlamento.
Questa democrazia, fondata sulla costituzione e quindi sui principi di uguaglianza, libertà e
pluralismo valoriale, si articola in democrazia formale, «attinente all’uguaglianza giuridica e alle
procedure messe in atto», e democrazia sostanziale, «attinente alle condizioni di uguaglianza
sociale ed economica, che dovrebbero costituire la premessa e il risultato dei processi democratici»,
democrazia sostanziale che rispecchia dunque un’idea di repubblica democratica che rispetti il bene
e la libertà dell’individuo coordinati con la libertà di tutti e con il bene comune.
Uno dei padri costituenti, Giuseppe Dossetti, auspicava una “democrazia sostanziale” intesa
come un vero accesso del popolo e di tutto il popolo al potere politico, economico e sociale. Il suo
progetto politico si riassumeva infatti nella «formazione di uno stato autenticamente popolare per
una vera convivenza sociale fondata sulla solidarietà che ha al suo vertice il lavoro, “inteso come la
prima e fondamentale esplicazione della personalità umana, come il genuino e non fallace metro
delle capacità, dei meriti, dei diritti di ognuno”». Giorgio La Pira, altro padre costituente, parlerà del
lavoro come un fine che «ha un valore ontologico, è un bene in sé: gli uomini, attraverso il lavoro,
si realizzano, si compiono, cooperano, sia pure nell’inconsapevolezza, alla creazione divina. Un
disoccupato, anche assistito, vive una condizione inumana».
La democrazia sostanziale in Giuseppe Dossetti consiste nel voler ridare spazio politico ai
lavoratori e agli esclusi, guardandoli non come destinatari di un’azione paternalistica ma come
soggetti attivi della comunità politica, partecipi del processo sociale e politico per superare così la
loro condizione di subalternità e di emarginazione con un inserimento pieno nella compagine statale
attraverso uno stato nuovo, fondato su una vasta partecipazione formale e sostanziale al processo
democratico.
L’articolo 3 della costituzione italiana sancisce l’uguaglianza giuridica e l’uguaglianza
socio-economica dei cittadini:«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona
umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e
sociale del Paese».
Con la democrazia di massa si è raggiunto quindi l’apice del modello democratico
rappresentativo, grazie alla nascita e all’organizzazione dei grandi partiti di massa e grazie
soprattutto alla carta costituzionale che rappresenta l’argine formale e sostanziale di ogni forma di
“assolutezza del potere” ed il vero volto dell’occidente.
*Docente di Religione con Licenza in Teologia Morale