Non ti curar di me… curati tu. Giornata di formazione e riflessione sul tema della violenza di genere

18 Marzo 2023 0 Di Redazione
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Giorno 17 marzo nell’Aula Dugo dell’IS Gorgia Vittorini si è svolta la Giornata di formazione e riflessione sul tema della violenza di genere, inserita nel più ampio progetto regionale Non ti curar di me… Curati tu, promosso dal Ministero di Giustizia, dall’Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna di Palermo e dall’Ufficio Locale di Esecuzione Penale Esterna di Siracusa, in collaborazione con la Dr.ssa Alessandra Di Tullio, funzionario dell’ULEPE di Siracusa, la Dr.ssa Daniela Respini psicologa e psicoterapeuta della CooperativaNuova Generazione, e con la partecipazione della Dr.ssa Loredana Genovese dell’Associazione Fondazione Progetto Legalità di Palermo.

All’attività hanno preso parte le classi prime del liceo delle Scienze Umane.

L’incontro è stato introdotto dalla Prof.ssa Carmen Gambino referente dei Servizi agli studenti e dalla Prof.ssa Maria Fortuna Scavo referente della Legalità. La Prof.ssa Gambino presenta gli intervenuti e rivolgendosi alle studentesse e agli studenti afferma: «L’attività di oggi è un’occasione di formazione, e riflettere sul significato etimologico del termine educare: tirare fuori ciò significa che educare non vuol dire indottrinare, riempire di nozioni ma far emergere le ricchezze che ogni individuo possiede e attendono di essere scoperte e messe in opera». La Prof.ssa Scavo, nel porgere il suo saluto sottolinea che l’IS Gorgia Vittorini nella programmazione delle sue attività è attivo nei confronti di tematiche di sensibilità sociale ed in particolare dedica spazio e tempo alla riflessione, al fine di offrire il suo contributo anche nel contrasto alla violenza di genere.

La Dr.ssa Daniela Respini presenta il progetto regionale, giunto alla terza annualità, elaborato con lo scopo di andare fuori dagli uffici e avere un feedback dall’esterno, in particolare dalla popolazione scolastica. La psicoterapeuta nell’affrontare il tema richiama l’importanza di promuovere la cultura della non violenza, senza trascurare la necessità di aiutare anche il maltrattante, l’autore di violenza, così da evitare le recidive.

A seguire si presenta la Dr.ssa Di Tullio, assistente sociale in servizio presso un ufficio che dipende dal Ministero della Giustizia, si tratta del dipartimento di giustizia minorile e di comunità che si occupa, su richiesta dell’autorità giudiziaria, di soggetti che hanno commesso reato e devono scontare una pena non detentiva ma alternativa al territorio. L’impegno di tale ufficio è quello di favorire il corretto reinserimento nella comunità di appartenenza della persona, proponendo percorsi di consapevolezza e di riflessione, come il progetto “Non ti curar di me, curati tu”, rivolti a quegli utenti dell’ufficio che hanno condanne per reati di violenza di genere.

La Dr.ssa Genovese, psicologa e mediatore sottolinea che il loro intervento nelle scuole, non vuole essere una conferenza ma un dialogo per riflettere insieme su una tematica che pretende di essere approfondita con urgenza.

La premessa iniziale è seguita dal laboratorio condotto dalla Dr.ssa Genovese, che avvia l’attività con il brainstorming sul termine violenza. Emerge un’ampia varietà di tipologie di violenze di cui le studentesse e gli studenti sono consapevoli: v. fisica, v. mentale, v. economica, v. sessuale. A queste la psicoterapeuta aggiunge la violenza assistita. Cos’è? È un reato che colpisce chi è costretto ad assistere a comportamenti violenti, rimanendone colpito e ferito emotivamente e psicologicamente.

Anche le parole possono risultare strumenti per ferire e colpire, i linguaggi violenti e aggressivi, provocano umiliazione e offese profonde. Si passa dunque ad un primo esercizio: si invitano le ragazze e i ragazzi ad esprimere, spontaneamente e senza obbligo alcuno, a raccontare gli episodi di offese ricevute. Immediatamente qualcuno ha accolto l’invito a raccontare e raccontarsi… Si va subito al cuore della questione: spesso le offese sulla persona, sui suoi atteggiamenti e comportamenti, nascono da pregiudizi fondati sulla disuguaglianza di genere. Esistono comportamenti che se assunti da uomini sono segno di spavalderia e machismo ma se manifestati dalle ragazze assumono altri significati che generano maldicenza e offese. Anche i commenti sull’aspetto fisico sovente testimoniano la mancanza di parità di genere.  

Colpisce il coraggio di raccontarsi onestamente e sinceramente, che certamente nasce dalla necessità di condividere pesi che sono macigni nell’anima delle ragazze, sì delle ragazze perché sono loro ad aprirsi e raccontarsi.

Si continua a riflettere sulle emozioni che si provano in situazioni di disagio, di offese ricevute. Riconoscere le emozioni, è un esercizio che genera silenzio e concentrazione, non serve più richiamare all’ascolto o all’attenzione, il brusio iniziale si è dissolto: spazio all’ascolto di sé e delle proprie emozioni.

Secondo esercizio proviamo a riparare le emozioni, i dolori causati dalle offese.

Colpevole non è solo chi offende, ma anche chi glielo ha permesso. Parole donate per riparare: fregatene, scusa, facciamo un applauso …. serve un fazzoletto!

Secondo esercizio: ripetere frasi ostili o offensive rivolte agli amici, ai compagni, agli altri in generale. Questa volta mancano le risposte immediate, sembra più difficile reperire, ricordare le offese fatte… Si tratta di debolezza di memoria o interviene il senso di vergogna; si è più sensibili al momento di essere maltrattati ma lo si è meno quando si assume il ruolo di maltrattare?

Nel terzo esercizio la Dr.a Genovese pone la domanda regina: cos’è l’amore? Segue un lungo e ricco brainstorming, che porta a parlare anche della gelosia, quella gelosia patologica che è causa dell’insensata violenza sulle donne.

La giornata si conclude con la visione del pluripremiato cortometraggio Piccole cose di valore non quantificabile, che aiuta a riflettere su tre parole-chiave: paura, vergogna, senso di colpa. È la triade che impedisce alle donne di chiedere aiuto, di ribellarsi alla violenza e di denunciare.

Esserne consapevoli è un primo e fondamentale passo nel cammino della liberazione da relazioni tossiche e pericolose.

A conclusione della giornata la Prof.ssa Gambino ha ringraziato le studentesse e gli studenti che con attenzione hanno partecipato all’attività, la signora Valentina Cappello tecnico dell’istituto, i colleghi, le colleghe e le specialiste intervenute auspicando, altresì, di poter ripetere l’attività per estenderla ad altre classi.  

Dr.ssa L. Genovese, Dr.ssa A. Di Tullio, Dr.ssa D. Respini, Prof.ssa M.F. Scavo, Prof.ssa C. Gambino