La classe 1C e il “sogno di un paese che respira libertà”
Un nuovo indirizzo di studi: scientifico quadriennale; una sfida accettata e perseguita con coraggio e determinazione dagli studenti della classe 1C. Una parola- chiave che è “interdisciplinarietà”, strumento prezioso per i docenti che si sono cimentati in un percorso nuovo, ridefinito in itinere e che ha trovato il suo punto di forza nell’entusiastica curiosità degli alunni. Nasce così un progetto che parte da un romanzo, intitolato il nome di Marina, di Roselina Salemi, edito per Rizzoli nel 2006. Marina non è una donna, ma un paese di marinai, nato in modo sregolato lungo la costa che collega Priolo a Siracusa, un tempo soprannominata ” baia degli dei”. I loro sguardi si accendono, come accade ai ragazzi quando qualcosa li attrae. Si continua a leggere, mentre sulla lim scorrono immagini in bianco e nero: sono quelle del grande polo petrolchimico, tristemente noto a tutti. Qualcosa non torna: poco hanno a che fare gli dei con ciminiere, esalazioni e divieti di balneazione. Allora accade che un libro torni a parlare e a raccontare una storia di amore e ingiustizia. L’amore è quello di un uomo di nome Salvatore Gurreri, nato e cresciuto in quel paese ” che respirava il mare, al punto da procurarti infinite nausee”(Il nome di Marina), l’ingiustizia è quella dello stesso uomo, sognatore intrepido che ha lottato fino all’ ultimo giorno della sua vita per denunciare lo scempio che si stava perpetrando in nome del progresso. Quell’uomo viene ucciso, ma la memoria si fa racconto e la realtà si trasfigura in una storia che parla di sirene, di fiori chiamati “occhi d’ angelo”, del profumo vaniglia che arrivava dalle coste africane, di Thapsos e dei suoi preziosi reperti. Da Thapsos bisogna ripartire. Si formano gruppi di lavoro e iniziano le ricerche, arricchite dal contributo di ogni singolo docente, ma poi sono gli studenti ad accettare la sfida di realizzare un cortometraggio.
Nasce una bozza di sceneggiatura, le idee fervono, non sempre funzionano, si ricomincia. L’idea è di concludere tutto prima della fine dell’anno scolastico; sembra impossibile, ma loro non si arrendono, con il supporto dei genitori e coordinati dalla prof.ssa Caminito e dalla prof.ssa Liggeri, iniziano le riprese, proprio a ridosso di Thapsos. Si ritrovano tutti su quella stessa spiaggia, quella del sogno e del dolore, della bellezza e della ferita. Rileggono il libro, ritrovano le conchiglie, immaginano l’incredulità di due studentesse, in Italia con un progetto Erasmus e appassionate di archeologia, letteralmente smarrite tra rifiuti e fabbriche dismesse. Solo Google Hearth può restituire loro la giusta prospettiva, quella aerea, quella propria dei sognatori, che ripensano un mare pulito, una fila di oleandri, una strada verso Thapsos. Con un sapiente gioco di specchi si proiettano in un futuro da giovani imprenditori, che scelgono di investire nell’ambiente e ci raccontano di un ” paese che respira” libertà.
Anche questo cortometraggio sembrava solo un sogno, ma la loro tenacia lo ha trasformato in realtà.
Prof.ssa Rosa Caminito