La Lupa di Verga in versione teatrale attualizzante.
Il personaggio della gnà Pina rivisitato nella Sicilia degli anni ’50
Lo scorso 21 marzo le classi quinte dell’I.I.S. “Gorgia-Vittorini” di Lentini accompagnate da alcuni docenti si sono recate in pullman al teatro Stabile di Catania per assistere allo spettacolo La Lupa – in scena dal 17 al 26 marzo presso la Sala Verga – creato dalla rivisitazione della famosa novella verghiana tratta dalla raccolta Vita dei campi e diretto da Donatella Finocchiaro, che interpreta anche il ruolo della protagonista.
Si tratta di una co-produzione del Teatro Stabile di Catania e del Teatro della Città-Catania Centro di Produzione Teatrale, con il progetto drammaturgico di Luana Rondinelli, che collabora alla regia, e con i coinvolgenti movimenti di scena di Sabino Civilleri. Lo spettacolo era stato presentato in prima assoluta a luglio 2022, quale pièce inaugurale delle manifestazioni in onore del centenario verghiano.
Il testo del grande autore siciliano trova una nuova ambientazione nella campagna siciliana degli anni Cinquanta del Novecento.
La rappresentazione scenica si apre immettendo subito lo spettatore nella prospettiva corale delle donne del paese, contesto sociale, come quello originale della novella verghiana, carico di pregiudizi verso un donna scomoda e “diversa” perché vive liberamente e sfrontatamente la sua passione per Nanni Lasca. Le compaesane, emblema della mentalità e dei pregiudizi di cui la protagonista è vittima, vanno agitando concitatamente i fazzoletti in mano, tutte intente a scongiurare Dio affinché donne pericolose come la Lupa siano tenute lontane. Ne deriva un effetto straniante che persiste in tutto lo spettacolo e al quale si intreccia un irrisolto gioco al massacro tra le vittime Nanni e Maricchia e la carnefice gnà Pina, che però nell’epilogo viene trasformata in una sorta di vittima di femminicidio, inaspettatamente “venerata” come una santa dalle stesse compaesane che l’avevano sempre condannata.
I ragazzi hanno potuto “rivivere” il testo narrativo studiato tra i banchi in una drammatizzazione che, spostando in avanti l’ambientazione negli anni Cinquanta, mette in risalto della protagonista non solo l’aspetto di donna inquietante, scandalosa “ladra” addirittura del marito della propria figlia, ma anche quello di donna che vive con sfrenata naturalezza quella passionalità e quegli istinti sessuali che la ormai prossima rivoluzione femminile avrebbe sdoganato.
Alla fine dello spettacolo gli attori e gli alunni hanno intessuto un interessante dialogo da cui sono scaturiti interrogativi e riflessioni che hanno preso in considerazione, tra l’altro, il dolore della protagonista, vittima di se stessa e dei pregiudizi sociali, e quello di Maricchia, sventurata figlia della Lupa e sventurata moglie di Nanni, uomo che la sposa per seguire in realtà un interesse economico, ma che alla fine è travolto da quella stessa sensualità della gnà Pina che si era illuso di poter tenere a distanza.
Gli alunni hanno gradito questa esperienza che ha avuto una ricaduta sicuramente positiva sullo studio e sull’approccio interpretativo della novella di Verga.
Prof.ssa Antonella Giuliano