Cos’è il caso George Floyd e perché infiamma l’America? Il quarantaseienne nero ucciso da un poliziotto bianco diventa simbolo del razzismo contro i neri
Una storia sul razzismo sistemico in America
La sera del 25 Maggio 2020 George Floyd, un afroamericano di 46 anni, va a comprare un pacco di sigarette al negozio di Minneapolis ma porge all’impiegato una banconota da 20 dollari falsa, l’impiegato se ne accorge e chiama il 911. La polizia arriva e uno dei Poliziotti, Derek Chauvin, ferma l’uomo, lo blocca e per 8 minuti spinge il suo ginocchio contro il petto di Floyd che ripete innumerevoli volte “I can’t breathe” (non riesco a respirare) ma il poliziotto non si ferma e Floyd muore. Non è la prima volta che la polizia di Minneapolis viene accusata di razzismo e uso eccessivo della forza, soprattutto dai residenti afroamericani. Questi rappresentano circa il 20% della popolazione della città, ma hanno maggiori probabilità di essere fermati, arrestati e maltrattati rispetto ai residenti bianchi, rivelano i dati del Dipartimento di Polizia. I neri hanno rappresentato oltre il 60% delle vittime nelle sparatorie della polizia di Minneapolis negli ultimi 10 anni. Inoltre in tutto il paese, secondo la “Mapping Police Violence”, nel 2021 gli agenti Usa hanno già ucciso almeno 268 persone, di cui il 30% afroamericani per quanto costituiscano solo il 13% della popolazione.
La morte di George Floyd ha sconvolto il mondo intero sollevando un’ondata di proteste in tutti gli Stati Uniti e in altre parti del mondo, compresa l’Europa. Il movimento “Black Lives Matter” (“le vite dei neri contano”) ha portato centinaia di migliaia di persone a manifestare contro il razzismo sistemico ancora presente negli Stati Uniti e ha scatenato una vera e propria ondata di proteste e di indignazione nel Paese. Il clima di rivolta si è fatto rovente: i manifestanti hanno danneggiato le città e incendiato il commissariato di polizia.
La vicenda di Floyd, che è già diventata storia, consente di riflettere in modo approfondito sulla questione del cosiddetto razzismo sistemico, ossia di tutte quelle forme di organizzazione del tessuto sociale, culturale ed economico che, negli Stati Uniti, pongono alcune comunità nella condizione di non poter fruire delle disponibilità offerte alla popolazione bianca.
E’ un dato di fatto che il razzismo esista ovunque, ma il passato e la storia della società statunitense la distinguono, inevitabilmente, da tante altre. Il giorno in cui gli Stati Uniti nacquero, la schiavitù era ancora in vigore e avrebbe continuato ad esserlo per gli ottant’anni a venire. Questo significa che il razzismo non esisteva solo a livello comportamentale, ma era addirittura un’ideologia legalizzata. Era la legge ad autorizzare abusi, violenza e ingiustizie. Nonostante la schiavitù sia stata abolita da più di 150 anni, il sistema socio-economico, sul quale reggono gli Stati Uniti tutt’ora, continua ad essere caratterizzato da disuguaglianze strutturali. Ci troviamo di fronte ad un sistema nato sbagliato e che continua a vivere sbagliato: quello in cui risorse e diritti vengono divisi in misura tutt’altro che equa tra bianchi e neri.
Il 20 aprile 2021 Dereck Chauvin, l’agente che ha provocato la morte di George Floyd, è stato giudicato colpevole dell’omicidio. La giuria ha ritenuto Chauvin responsabile di tutti e tre i capi d’accusa di cui era imputato: omicidio di secondo e terzo grado e omicidio colposo. Chauvin rischia oltre 40 anni di carcere. Licenziati e arrestati anche i tre suoi colleghi che erano presenti, accusati di favoreggiamento. Ha contato, soprattutto, il video dell’uccisione di Floyd, mostrato durante le udienze. Si conclude così uno dei processi più tesi, drammatici e significativi della recente storia americana; un processo destinato a segnare la storia delle relazioni razziali negli Stati Uniti. Nonostante le innumerevoli prove e testimonianze contro Chauvin e la qualità dell’accusa, la sentenza era tutt’altro che scontata poiché le leggi americane sono molto permissive sull’uso della violenza delle forze dell’ordine, che peraltro in certe città godono di un’autorevolezza ancora molto alta, soprattutto nella comunità bianca.
L’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu: “Verdetto epocale”
Sulla sentenza di colpevolezza dell’imputato Dereck Chauvin, Michelle Bachelet, l’alto commissario per i diritti umani dell’Onu, dichiara: “È una testimonianza del coraggio e della perseveranza della famiglia di George Floyd e di molti altri nel chiedere giustizia. Ma per molte altre vittime di discendenza africana e le loro famiglie, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, la lotta per la giustizia continua”. Il caso di George Floyd infatti era giunto alle Nazioni Unite quando 54 paesi africani avevano chiesto formalmente all’Onu un’inchiesta per indagare su razzismo e violenza sistematica della polizia negli Usa. Alla luce degli ultimi avvenimenti che avevano riguardato l’America, ma non solo, era stato chiesto di indagare sugli episodi di razzismo, violenza della polizia e sulla violazione dei diritti umani ai danni di africani o persone di origine africana.
Anche Amnesty International, l’organizzazione internazionale che lotta contro le ingiustizie e in difesa dei diritti umani nel mondo, si era mobilitata per la causa di George Floyd con una raccolta di più di un milione di firme per chiedere giustizia per l’afroamericano ucciso.
Il caso di George Floyd ci ricorda anche le battaglie civili di Martin Luther King a difesa dei diritti di uguaglianza, libertà dei neri americani e contro la discriminazione razziale in tutto il mondo.
Ora il presidente americano Biden promette una legislazione che metta fine a questa indegna tolleranza della violenza e afferma: “è stato compiuto un passo avanti contro il razzismo sistemico che è una macchia nell’anima del nostro paese”.
Fa pensare il fatto che la più grande e progredita democrazia del mondo occidentale abbia impiegato tanti anni per giungere ad un verdetto che si auspica possa essere una svolta e una pietra miliare nella lunga militanza a difesa dei diritti umani, per evitare che certe aberranti discriminazioni possano ripetersi.
Alessandra Sardella, 1 F