LA DIMENSIONE POLITICA DELL’ANIMA
La pace dell’anima è la morte dell’uomo e ogni percorso che conduce alla pace interiore segna la
fine del destino dell’uomo in quanto ethos anthropoi daimon (Eraclito), l’agire dell’uomo determina
il suo destino. Il tema dell’anima e del suo percorso politico rimanda dunque all’impegno etico nella
città degli uomini.
Ma cosa rende l’anima capace di un percorso politico, di produrre cambiamenti, ripartenze,
liberazione? La relazione con gli altri da cui scaturisce il “desiderio mimetico” (René Girard), quel
desiderio cioè di “essere-come-gli altri”. Ma allora siamo determinati dalla società e dal desiderio
mimetico?
Soltanto un’anima in subbuglio, in crisi, irrequieta, in uno stato abituale d’insoddisfazione e di
continuo travaglio introspettivo rende l’uomo libero da qualsiasi assolutismo mimetico situandolo
nel vuoto: «ho licenziato Dio, gettato via un amore, per costruirmi il vuoto nell’anima e nel cuore»
(Fabrizio De Andrè, Cantico dei drogati). L’uomo nella situazione di vuoto esistenziale riesce a
fare spazio a nuove ripartenze, al cambiamento.
Questa capacità di fare vuoto attorno a sé è l’agentività: con agentività si intende “la capacità che ha
un individuo di agire, di costruire la propria identità, dar corpo al desiderio, plasmare la propria
esistenza, tenendo conto di tutti quei vincoli istituzionali ineliminabili che determinano di volta in
volta il nostro margine di azione”. L’agentività umana può essere definita dunque “come la
capacità di agire intenzionalmente nel contesto sociale in cui si opera per generare un cambiamento,
indipendentemente dall’esito dell’azione, avendo la convinzione di poter esercitare attivamente una
influenza sugli eventi”.
Il desiderio mimetico può portare alla violenza contro il mediatore che vogliamo imitare (invidia
sociale) o alla liberazione e giustizia sociale. Ciò dipende dall’agentività, ovvero dalla capacità,
dalla volontà e dalla libertà di imitare “altri modelli” rispetto ai modelli-invidiati. Questi altri
modelli sono quei valori a cui la nostra anima si ispira per darne forma politica rispetto a quei
controvalori che da invidiati e desiderati diventano superati in nome di valori altri che l’agentività
modella, crea.
L’agentività è allora creatività e autodeterminazione in quanto l’uomo è capace di passare dal
violento “come-gli-altri” del desiderio mimetico “all’essere-per-gli altri” dell’agentività capace di
produrre e quindi ispirarsi a valori altri, superando i valori imposti e indotti dalla società (desideri
indotti).
Per cui ha ragione Renè Girard nell’affermare che siamo condizionati dagli altri, desideriamo la
loro vita, ma ha altrettanto ragione la nuova antropologia nell’affermare che non siamo determinati
da questo desiderio in quanto in modo creativo riusciamo a dare forma politica ai desideri mimetici
trasformandoli in valori altri, generando cambiamenti e ripartenze sul piano sociale.
Prof. Nuccio Randone