16 aprile 1995 – 16 aprile 2022: ventisette anni dalla morte di Iqbal Masih
Il 16 aprile ricorre la Giornata mondiale contro la schiavitù infantile, in commemorazione di Iqbal Masih e di tutti i bambini che ancora oggi, come lui, soffrono la schiavitù o vengono venduti per diventare lavoratori o sposi bambini. Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro, mai un’arma di offesa.
“Gli unici strumenti che un bambino dovrebbe tenere in mano per lavoro sono penna e matita”, questo il pensiero fondamentale di Iqbal Masih, simbolo della lotta contro il lavoro minorile.
Nato in Pakistan da una famiglia molto povera, a soli quattro anni lavorava e, a cinque, fu ceduto ad un fabbricante di tappeti e messo a lavorare nella sua fabbrica, dove i compagni di lavoro erano esclusivamente bambini. Tuttavia Iqbal, raggiunti i dieci anni di età, riesce a scappare. Di seguito ad un incontro con un avvocato che si occupa di minori sfruttati, decide di impegnarsi per la libertà dei bambini schiavi. Denuncia le mafie tessili del Pakistan e le fabbriche dello sfruttamento, e la sua voce inizia a essere ascoltata in varie parti del mondo da organizzazioni umanitarie, giornali, parlamenti e università.
Sotto la pressione internazionale il governo pakistano è costretto a chiudere tante fabbriche di tappeti e liberare i bambini sfruttati, Iqbal a quel punto, costituisce un problema. Il 16 aprile 1995, a soli dodici anni, viene assassinato. La morte violenta di Iqbal ottiene di farne un simbolo potente nella lotta contro la schiavitù infantile, che a distanza di 27 anni dalla sua scomparsa segna il passo in molte regioni del mondo.
Nonostante i passi avanti nella legislazione internazionale e nelle normative nazionali di molti Stati, si stima infatti che ancora oggi, nel 2022, oltre 150 milioni di bambini siano costretti a lavorare, oltre 70 milioni in condizioni pericolose, dei quali 9 milioni sono ridotti in schiavitù. Sono dati inammissibili, che tradiscono realtà di profondo sottosviluppo, di indigenza estrema delle famiglie, di necessità di integrare i redditi degli adulti con le misere paghe dei bambini, di mancato accesso ai circuiti legali di credito per cui si saldano i debiti vendendo i figli, di sistemi scolastici inaccessibili ed anche di pressioni di imprenditori e industrie per avere manodopera a bassissimo costo.
Nell’anniversario della sua morte ricorre questa piaga che da secoli coinvolge nel mondo più di 400 milioni di bambini, in particolare nei Paesi del Terzo mondo.
NOI GIOVANI, futura classe dirigente, siamo i primi a dover davvero immedesimarci in questa storia, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e arrivare al punto che non sia più necessaria una giornata mondiale in tal merito.
-Riccardo Gaeta, 3B