Il male dell’alternanza
Alternanza scuola-lavoro. Già soltanto il nome fa presagire qualcosa di terribile, in effetti è qualcosa di terribilmente inutile oltre che terribilmente mal gestita e mal organizzata, e rappresenta uno degli ultimi problemi aggiunti alla scuola italiana, come se di problemi non ne avesse già abbastanza. Questa attività consiste in duecento ore complessive, ore che gli studenti devono svolgere durante il triennio in aziende o privati in accordo con la scuola, ore che vengono retribuite male, ore obbligatorie per poter accedere all’esame di maturità, ore che ci sottraggono pomeriggi di studio e rallentano i programmi scolastici. Questa alternanza, brillante per certi aspetti, un po’ meno per altri, è stata introdotta con la riforma della buona scuola ed è descritta nella legge 107 dal comma 33 al 44. La novità non è l’attività di per sè, già una realtà negli istituti tecnici, bensì l’introduzione nei licei e l’obbligo di svolgimento. L’idea che sta dietro questo progetto è quella di “incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti (art.1 c.33)” ovvero dare un’idea allo studente del mondo del lavoro a cui si sta per affacciare. Idea eccezionale nel caso in cui sia applicata in un istituto tecnico, un istituto che ha un suo determinato percorso di studi con un determinato sbocco lavorativo, non è certo il caso di un liceo che offre una preparazione generale ma nulla di concreto. Un liceo scientifico ad esempio è un potenziale trampolino di lancio per un’università di medicina, ingegneria ma anche giurisprudenza o economia, il che ci fa capire come sia difficile proporre un’attività che effettivamente sia coerente con il percorso lavorativo che potremmo intraprendere. In un istituto industriale con specializzazione informatica è chiaro che l’alternanza si debba svolgere in un’azienda che si occupa di informatica, così come in un alberghiero si debba svolgere un’attività nell’ambito culinario o in un linguistico si svolgerà un’attività all’estero o magari a contatto con lingue straniere, ma nel caso del liceo scientifico o classico viene più complesso scegliere un’attività lavorativa realmente utile e consona al programma di studi, con il rischio che non si riveli un’attività efficace. Questi sono i problemi alla base dell’idea, nulla a che vedere con i problemi reali che incontriamo nel momento in cui mettiamo in atto la legge. Il problema fondamentale, soprattutto nel nostro territorio, è la carenza di aziende e il fatto che poche di loro sono disposte a collaborare con la scuola, pertanto risulta difficoltoso individuare percorsi effettivamente utili agli studenti.
Queste problematiche, sebbene più evidenti a livello locale, interessano il territorio nazionale, il risultato è che gli studenti sono obbligati a svolgere un lavoro e, non potendone svolgere uno utile al programma scolastico o perlomeno simile, sono obbligati a svolgerlo male. Sono obbligati a perdere tempo, sono obbligati a perdere lezioni dato che o si fa alternanza di mattina, perdendo scuola, o si fa di pomeriggio, sottraendo ore allo studio, e ciò a scapito di conoscenze e competenze indispensabili per l’accesso alle facoltà universitarie. A questo si aggiunge il lato economico, in quanto le aziende devono essere pagate e anche i trasporti nel caso in cui il luogo di lavoro non sia a portata di mano, ma bisogna ricordare che i fondi delle scuole, soprattutto al sud, non sono sufficienti al sostentamento delle spese, quindi gravare con altre spese non fa altro che danneggiare la delicata situazione economica.
La conclusione è che si sono visti casi di alternanza assurdi che non hanno fatto altro che danneggiare sotto diversi aspetti l’ istruzione degli studenti in termini di tempo e integrità dei programmi, classi che vanno a lavare piatti o, come accaduto nella nostra scuola, che vanno a spolverare, per colpa di una buona idea mal proposta a cui si aggiungono mancanza di fondi e tempo. Gli studenti di tutta Italia hanno protestato nelle piazze delle più grandi città e la nostra scuola ha contributo facendo sentire la sua voce sopra tutte le altre scuole della provincia di Siracusa, perché sotto diversi aspetti l’attività dell’alternanza scuola-lavoro non è altro che un male per noi e la nostra istruzione e va assolutamente abolita o riorganizzata.
Matteo Caruso IVB Liceo Scientifico