I tesori nascosti della nostra Lentini
Fu Jean Houel, alla fine del XVIII secolo, ad attirare l’attenzione sugli aspetti della Sicilia rupestre e quindi sulle grotte che sino a quel momento erano state considerate come residenze alternative e subalterne di ceti emarginati. Esempi di luoghi rupestri si trovano nel territorio di Leontinoi: la chiesa di San Mauro, l’oratorio della Solitudine, la chiesa di Santa Lucia, la grotta di San Giuliano, la grotta di Santa Margherita e la chiesa del Crocifisso. Quest’ultima, situata tra Lentini e Carlentini, si affaccia sulla valle Ruccia (rivolta verso il vulcano Etna) che si trova sul versante orientale del colle Metapiccola, luogo dove si trova l’antica città di Leontinoi. La grotta, che prende il nome dalla Crocifissione raffigurata sulla parete Nord del primo vano, ha un impianto siro-palestinese, consiste cioè in più stanze unificate e scavate nella roccia viva. Questo genere di costruzione era tipica del periodo e si preferiva alle altre poiché manteneva la temperatura degli ambienti costante (intorno ai 15 °C, anche nei periodi estivi). Conserva affreschi realizzati tra il XII e il XVII secolo d.C. che costituiscono il più ricco ciclo di affreschi della Sicilia. Le pitture si estendono lungo tutte le pareti e si stratificano nelle 3 epoche successive. Entrando nella grotta, sulla parete est del vano di destra, si trova l’altare con un abside ogivale raffigurante un Cristo Pantocratore che riprende nell’immagine e nella decorazione quello del Duomo di Cefalù e che è certamente l’immagine più antica risalente al XIII secolo d.C. . Gran parte della parete Nord è affrescata con pannelli raffiguranti la Madonna a testimonianza di un culto diffuso nell’antica Leontinoi, quello mariano. Le restanti pareti sono occupate da figure di santi: un Santo Vescovo (forse Sant’Eligio); Santa Chiara e San Pietro (XV secolo Ca.); San Calogero e un santo anonimo insieme alla scritta ALOKERUS che dovevano probabilmente far parte di un ciclo dedicato al giudizio universale (databile al XII secolo). Ancora nella parte Ovest troviamo: un Cristo viandante (del XVII secolo); San Cristoforo (del XV secolo); seguono Santa Elisabetta, la Vergine con il bambino, San Leonardo, San Giovanni battista, un Santo Vescovo e la scena di un “threnos”, con il calvario e la deposizione di Cristo.
Fino agli anni ’50 del Novecento ogni primo venerdì di Settembre la comunità vi si riuniva per celebrare la messa, ma successivamente la grotta è stata per vent’anni rifugio di pastori e di un frate cappuccino eremita. Ad oggi, dopo decenni di abbandono e continue lotte tra le istituzioni, la Chiesa rupestre del Crocifisso, in fase di restauro, è divenuta meta turistica tutelata dal FAI (Fondo Ambiente Italiano). Chiara Barbagallo – Mattia Valenti 3C Liceo Scientifico