DONNA 365 GIORNI L’ANNO, ANCHE A TEMPO DI PANDEMIA

Sharing is caring!

Sulla base degli ultimi dati dell’ONU, in questo momento sulla terra ci sono più uomini che donne: 3,64 miliardi di donne contro 3,7 miliardi di uomini. Si stima che la popolazione mondiale sia diventata a maggioranza maschile già a partire dal 1962.
Le donne sono, statisticamente in minoranza numerica e nel corso dei secoli ha dovuto affermare con forza i propri diritti in ogni ambito della società, in ogni tempo e in ogni luogo, per ottenere la parità di genere.
Rappresentano la storia di una categoria che è riuscita ad affermare se stessa, cambiando il corso degli eventi: Giovanna d’Arco, Marie Curie, Margaret Thatcher, Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Evita Peron, Madre Teresa di Calcutta solo per citare alcuni tra i nomi più conosciuti.
Eppure la donna, oggi più che mai, continua ad essere quel sesso fisicamente debole che lotta tra le mura domestiche e che spesso inevitabilmente soccombe alle violenze dell’uomo.
Tra le ricorrenze dedicate alle donne ricordiamo il 25 novembre giornata che si celebra in tutto il mondo la contro la violenza sulle donne. Questo particolare giorno è stato scelto dall’ONU per ricordare le tre sorelle, passate alla storia anche con il nome di Las Mariposas (le farfalle), per il coraggio dimostrato nell’opporsi alla dittatura, lottando in prima persona per i diritti delle donne. Siamo a Santo Domingo, correva l’anno 1960 Dopo essere state fermate per strada mentre si recavano in carcere a far visita ai mariti, Patria, Minerva e María Teresa Mirabal attiviste di un gruppo clandestino poco gradito al dittatore Trujillo, furono picchiate da due agenti di polizia con dei bastoni e gettate in un burrone dai loro carnefici, che cercarono di far passare quella brutale violenza per un incidente.
Uno dei simboli più usati per denunciare la violenza sulle donne e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema sono le scarpe rosse, «abbandonate» in tante piazze. L’emblema è stato ideato nel 2012 dall’artista messicana Elina Chauvet con l’opera Zapatos Rojas, la cui installazione è apparsa per la prima volta davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per ricordare le centinaia di donne uccise nella città messicana di Juarez. Il colore rosso è stato scelto in quanto simbolo dell’amore, della passione che si trasforma in male ed in violenza, simbolo della possessione morbosa che diventa una trappola mortale e simbolo della femminilità che purtroppo, oggi, troppe volte viene violata.
Analizzando i periodi recenti si nota che dal 2018, quando si era giunti a un caso di femminicidio ogni 72 ore, gli omicidi che hanno visto le donne come vittime sono diminuiti.
Ma adesso tornano inevitabilmente a salire il numero delle donne uccise da mariti, fidanzati o compagni, tutto ciò avviene quasi sempre tra le mura domestiche, complice anche il Covid19, un virus che ha colpito l’intera umanità creando danni di immense proporzioni, a pagarne il prezzo più alto sono anche le donne.
Dallo scoppio della pandemia la violenza è aumentata del 20%: sono morte, per mano di uomini, all’incirca una donna ogni tre giorni in tutto il mondo. Da un lato aumenta la rabbia e

la violenza degli uomini, dall’altro, con le restrizioni del lockdown e la crescente insicurezza economica, aumenta la vulnerabilità delle donne.
Questo “flagello mondiale”, come è stato definito dall’Onu, non conosce distinzioni di classe sociale o di livello d’istruzione e costituisce una delle più atroci violazioni dei diritti umani, le trae origine da una concezione corrotta e malata del rapporto uomo-donna, in cui le donne sono considerate da sempre in una posizione subalterna rispetto agli uomini.
La Bibbia che narra di Eva, nata dalle costole di Adamo, tramanda nel corso dei secoli l’idea di un essere che si accosta all’uomo per aiutarlo, per accompagnarlo lungo un percorso di vita. Ma non mancano figure femminili anche nella letteratura. Manzoni ci descrive Gertrude, l’infelice e reale Monaca di Monza, vittima innocente di un’educazione distruttiva. Gian Paolo Osio, che nel romanzo è Egidio, secondo le cronache dell’epoca, l’aveva prima violentata e aveva poi intrapreso una relazione amorosa con lei e con altre due monache. La figura manzoniana di Gertrude, la rappresentazione della sua adolescenza soffocata, costretta alla monacazione dal padre, e sottomessa all’amante dopo, interpreta fedelmente il modo di essere della società degli uomini nella loro storia di errori, di ingiustizie e di maltrattamenti.
Proprio in questa occasione Manzoni ci aiuta a capire in modo esplicito che, quando si va contro natura, cioè contro le naturali inclinazioni di una persona, negando il diritto alla propria libertà di scelta e specificità; il risultato è sempre disastroso e certamente doloroso
La donna, intesa nell’immaginario comune, quell’angelo del focolare a cui spetta esclusivamente il compito di badare alla casa e ai figli, assume un ruolo atavico che ha marchiato indelebilmente il sesso femminile, passando dal medievale ius primae noctis, fino ai nostri giorni.
Alla base c’è una concezione distorta della donna: il maschio si sente superiore in virtù della sua virilità fisica e della sua appartenenza al gruppo dominante, concetto perfettamente integrato in una cultura ancora troppo patriarcale del pater familias, a cui spetta il ruolo di comando e di autorità decisionale all’interno di un nucleo familiare, che ancora oggi contraddistingue i rapporti di potere tra i generi che limita l’eguaglianza sociale, politica ed economica delle donne in tutti i paesi del mondo.

Federico Di Pietro
II F